La distribuzione apparentemente casuale delle immagini e il modo in cui tale distribuzione viene percepita è il primo passo verso una dipendenza passiva ad esse. Non è lo studio dell'immagine bidimensionale fine a se stessa ciò che qui interessa, ma piuttosto la sua definizione a partire dallo scenario in cui date immagini vanno ad inserirsi. Parlare di immagini significa parlare del reale, della realtà percepita e della memoria di tale realtà. La morte di un'immagine è la morte della realtà stessa, quale impossibilità di percepirla e assorbirla attraverso la fruizione dei documenti che la rappresentano. Sempre maggiore pare essere l'assopimento della società a una data tipologia di scenari visivi. Attraverso strategie comunicative mirate, il soggetto è spinto verso spazi interstiziali "concettualmente nuovi" dell'immaginario. Si produce così un nuovo tipo di dialettica visuale

[Danilo Correale da sottobosco.net].

Oggi, il Chroma key può essere visto come la versione post-moderna della tabula rasa. [Danilo Correale]

Danilo Correale, We are making history, installation view, Manifesta8, Cartagena, 2010.

Alla Prisión de San Antón a Cartagena, Danilo Correale - invitato dal collettivo Chamber of Public Secrets a Manifesta8 - risponde alla riflessione dei curatori sulla percezione delle immagini e la conseguente costruzione della realtà e della storia, presentando We are making history un lavoro video a tre canali che esamina e svela la grammatica della produzione visiva e della costruzione del nostro immaginario visuale. 
La narrazione, leggibile come un gioco di scatole cinesi, espone i trucchi del Chroma Key, una tecnica digitale ormai molto usata in ambito cinematografico e televisivo per la creazione di sfondi e realtà virtuali. Se il primo video corrisponde alla ripresa di una superficie verde, monocroma, che corrisponde alla base su cui vengono poi sviluppati gli scenari virtuali, frutto di girati o creazioni computerizzate, il secondo video si sofferma sul cameramen che riprende il tappeto verde e il terzo video è un'immagine panoramica dell'intero set dove oltre ai due cameramen si intravedono gli schermi di regia. Un tale sforzo produttivo sembra concentrarsi in altre parole sulla non azione, affermare per tre volte una realtà che ancora non ci è data conoscere, che nasconde e falsifica in potenza tutte le realtà possibili. 

In questa intervista Danilo Correale ci spiega come la costruzione e l'epifania di immagini appartenenti al mondo della fiction abbiano influenzato il nostro immaginario e che tipo di cortocircuito di responsabilità e aspettative abbiamo prodotto in relazione invece a quelle stesse immagini che un giorno diventeranno storia e poi memoria. Che tipo di realtà stiamo costruendo, sia come soggetti attivi, sia come produttori di immagini? Che storia stiamo tramandando?

Abbiamo parlato poi dei quattro anni di scultura all'Accademia di Napoli, dell'interesse che nutre per i blockbusters e dell'affermazione - sulla scia di quanto diceva Godard, che il compito attuale non è fare film politici ma farli politicamente - di una responsabilità politica autoriale.


L'intervista è accompagnata da Who be kind toGhost Sonata e Half dalla compilation Late Night Broadcast, scaricabile dalla netlabel laverna.net.

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