Johanna Bramble

Weaving is a universal language

INTERVISTE

Mi chiamo Johanna Bramble e sono una designer tessile. Vivo a Dakar da ormai dieci anni, dove ho fondato una piccola azienda: produciamo tessuti fatti a mano, secondo la tradizionale tecnica senegalese, una combinazione di due persone, il tessitore e un assistente che lavorano insieme e che grazie alla loro complicità fanno emergere dei pattern meravigliosi. 

 

I tessuti che produciamo sono destinati all'interior design, facciamo cuscini, coperte, lavoriamo per altre aziende e per clienti che desiderino avere stoffe tessute a mano per il proprio arredamento; di tanto in tanto collaboriamo con stilisti così che i nostri tessuti entrino nelle loro collezioni. La base delle nostre produzioni è il cotone - proveniente dal Senegal - anche se mi piace lavorarvi anche altre fibre che arrivano invece da tutto il mondo: uso la viscosa, il rame, la seta, la carta...mi interessa molto giocare con l'interazione tra i diversi pattern, tra i filati e i fili che impiego. 

 

Nel mio lavoro cerco di trovare un equilibrio tra le tecniche tradizionali di tessitura e le mie esperienze lavorative passate: ho lavorato molti anni a Parigi per l'alta moda, ho collaborato con grandi aziende in Francia, con artisti che lavorano con il tessili e in questo modo cerco di bilanciare la tradizione e invece una sensibilità più contemporanea. 

 

 

Sei arrivata a Firenze nei giorni a cavallo di Pitti Filati, la fiera dedicata alla produzione tessile e alla maglieria. Come si è evoluto il tuo lavoro da allora?

 

Questa fiera si tiene due volte l'anno, ed è stato incredibile vedere i colori, i filati per la nuova stagione primaverile. Ho preso diversi contatti, in particolare con un'azienda molto interessante che produce filati di carta e che da questi produce dei tessuti spettacolari. La loro tecnica mi ha colpito molto e sono riuscita a vedere come lavorano [a Prato]: è stato davvero molto stimolante!

 

Quali sono le potenzialità del filato di carta per te in questo preciso momento?

 

Lavorando con il cotone, posso aggiungere una nuova visione ai tessuti, non penso solo alla percezionale tattile del materiale cartaceo ma anche alla resa visiva. Penso che la tessitura sia un linguaggio a sé stante e mi piace molto pensare alla carta come a una metafora. In francese ci sono molti legami tra tessitura e scrittura - per esempio... la trame d'une énigme - e per me il tessile è una lingua e questo mi fa l'occhiolino affinchè usi la carta e la introduca nella tessitura.  Sì, la carta mi ha dato molte idee per portare la mia tecnica a un altro livello.

 

Parlando di linguaggio, parli della tessitura come un linguaggio universale, oltre i confini, puoi approfondire su questo punto?

 

Il tessuto è ovunque, lo trovi ovunque nel mondo e in base al paese in cui è fatta, la tessitura assume significati diversi rendendo conto della sua identità e della sua cultura. Ho lavorato in India dove ogni regione ha la sua tradizione tessile particolare, sia essa il ricamo sia la tessitura vera e propria: e per ogni identità c'è uno specifico linguaggio [tessile] corrispondente al luogo in cui il tessuto è prodotto. Se è fatto nel deserto o in un ambiente umido, le fibre cambiano e ne puoi sentire la differenza. 

Lavoro con diversi tessitori e dico sempre loro che la tessitura è l'estensione della loro anima, talvolta ci mettono un'energia speciale ma a volte puoi non sentirti bene e puoi trasmettere questo disagio nella tessitura. A seconda di questa energia e delle fibre che usi puoi dare un'identità diversa ai tuoi tessuti. Questo è vero in Senegal, ma è lo stesso in tutto il mondo. . . .

 

Noi tutti abbiamo un legame speciale con i tessuti, li indossiamo, sono vicini alla nostra pelle, sto parlando di una relazione diretta e intima. A volte è buffo perché, quando mi presento e parlo del mio lavoro, le persone si sentono di dirmi che tipo di emozioni hanno nei confronti di particolari tessuti: gli abiti ricordano loro vecchie storie di famiglia, momenti molto intimi ed è anche questo aspetto di universalismo a cui sono interessata, perché abbiamo tutti un legame con i tessuti....

 

 

L’intervista a Johanna Bramble e la partecipazione di Agnes Stillger, è prodotta nell’ambito del progetto SEEDS FOR FUTURE MEMORIES, una piattaforma di scambio artistico tra Villa Romana, Firenze e Thread, una residenza per artisti a Sinthian, Senegal. Nel corso del 2018, tredici artisti si sposteranno tra l'una e l'altra residenza per dare voce ai due poli degli attuali flussi migratori. Johanna Bramble è uno di loro. 

 

Per leggere la versione integrale dell'intervista, visitate il sito www.seedsforfuturememories.com.

 

Qui su Radio Papesse potete ascoltarne un edit audio. 

 

 

 

 

 

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